Partecipazione / Beteiligung
Per la 18esima Biennale Architettura a Venezia, il collettivo d’architettura AKT e l’architetto viennese Hermann Czech hanno concepito una riconversione temporanea del Padiglione Austria con ripercussioni sul tessuto sociale. Il padiglione sorge a nord-est, presso il muro perimetrale che separa i Giardini della Biennale dalla città. Il quartiere circostante è emblematico dello sviluppo degli spazi sociali a Venezia negli ultimi decenni: la Biennale come exclave del turismo d’arte internazionale, il circostante sestiere di Castello come quartiere di Venezia ancora prevalentemente abitato dalla popolazione locale, e allo stesso tempo area di sviluppo controversa.
Nell’ambito di "Partecipazione / Beteiligung" il padiglione simmetrico viene diviso in due. La metà occidentale rimane accessibile provenendo dalla Biennale. La metà orientale dell'edificio, cortile compreso, dovrebbe essere liberamente accessibile a partire dalla città, attraverso un accesso appositamente realizzato. Questa parte dovrebbe essere messa a disposizione della cittadinanza del quartiere residenziale e delle iniziative civiche sotto forma di luogo d’incontro. In un’intensa interazione con i residenti e le iniziative civiche, il progetto era stato concepito come un’apertura della Biennale verso la città circostante: non sotto forma di un’ulteriore espansione sul territorio, come negli ultimi decenni, ma piuttosto come cessione di spazi e pertanto come inversione di tendenza di tale pratica spaziale, che negli ultimi anni era oggetto di critica anche da parte della stampa internazionale. La discussione in corso da anni a livello regionale sul ruolo della Biennale nella città avrebbe avuto un palcoscenico di visibilità internazionale per tutta la durata della mostra.
L'intervento architettonico di AKT & Hermann Czech s’incentra sulla questione del potere di disporre dello spazio in una città dall’area geografica limitata, e con essa la questione della sostenibilità sociale della più importante mostra di architettura del mondo, nel contesto del centro storico di Venezia.
L’intenzione era pertanto offrire nel Padiglione Austria, mediante l'architettura, uno spazio, un luogo di trattative, rivolgere allo stesso tempo un invito ai residenti del quartiere ad utilizzare lo spazio liberamente accessibile, alle iniziative civiche che hanno collaborato a intensificare il dialogo con la Biennale, ed all'istituzione stessa ad entrare in dialogo sul proprio territorio.
Già negli anni Settanta, "partecipazione" era una delle rivendicazioni centrali rivolte alle prime mostre di architettura della Biennale, così come la richiesta di un suo confronto con la realtà politica, sociale e urbanistica veneziana. In questo modo si voleva garantire che la grande mostra, in costante crescita, venisse ad assumere, oltre a quello economico, un ruolo di preservazione per la città di Venezia e i suoi abitanti.
Il contributo austriaco riprende tali approcci attraverso la riconversione del padiglione, contrapponendoli all'attuale pratica spaziale della Biennale sia nella mostra che in un’ampia pubblicazione. In questo modo, la costante espansione della Biennale e le forme contemporanee di esclusione della popolazione dagli spazi che utilizza sono documentate e contestualizzate da ricercatori e iniziative civiche locali.
Nel loro progetto originario, AKT e Hermann Czech avevano già messo in conto la possibilità di un rifiuto dell'apertura alla città.
In effetti, nonostante un anno di colloqui e trattative preliminari, l'apertura del padiglione non è stata ancora approvata dalla Biennale e dalle autorità competenti.
Il Padiglione Austria non è più solo la sede di una mostra, un edificio espositivo contenente l’informazione sull'idea di divisione e di "partecipazione", ma diventa esso stesso un pezzo d’esposizione che rappresenta la divisione e il rapporto tra la città e la Biennale.